“Nulla tornerà come prima” è una frasetta che mi ronza in testa da inizio marzo. L’abbiamo pronunciata e sentita pronunciare tutti i giorni più volte al giorno, prima e dopo i pasti. Per quanto mi riguarda, l’ho sempre pronunciata come un esorcismo più o meno consapevole, nella speranza che evocando il peggio, il peggio si dileguasse. Ultimamente, in verità, quell’esorcismo l’ho pronunciato meno, cercando di lasciar spazio a un cauto ottimismo. Forse è un errore.
La recentissima settimana di vacanza all’Elba (che posto ragazzi!), ha rimescolato alcune certezze. La vacanza breve 2020 , non è assomigliata quasi in nulla alla vacanza breve del 2019 (in Sardegna, altro posto da applausi). Sono rimasti invariati il numero di libri letti sotto l’ombrellone (quattro), il ripudio strutturale verso ogni forma di animazione da villaggio, le signore che si vestono per andare a cena che nemmeno alla Prima della Scala, il numero di ore passato a rosolarmi al sole, una compagnia di per se stessa rigenerante (God Save M.). Fine delle similitudini.
Al di là degli aspetti tecnico-sanitari adottati per legge dalla struttura ospitante (mascherina, distanza, prenotazione obbligatoria per gli accessi ai servizi etc. etc.) mi ha colpito la quantità ridotta di sorrisi che ho incrociato all’interno e all’esterno del villaggio, sia tra gli indigeni che tra i turisti in costume.
Se raccoglievi le chiacchiere in spiaggia, 2 su 3 erano a sfondo Covid. La terza riguardava il calcio. Niente spazio per la gnocca o i muscoli del bagnino. Mala tempra currunt.
Nell’insieme l’ho letta più o meno così: “Abbiamo ingoiato un rospo gigante e ora, quasi digerito il primo, siamo invitati a buttarne giù altri. Più piccoli, più digeribili, certo, ma sempre rospi sono. E non sappiamo bene quanti dovremo ingoiarne ancora. E fino a quando.”
E così la vacanza si trasforma in un’esperienza più dimessa, meno festaiola, spensierata, rilassata. Certo, la vacanza è vacanza, però… insomma…
Come se non bastasse, si dice a gran voce, che a settembre la crisi economica presenterà il conto e la seconda ondata di Covid19 potrebbe farsi viva.
Mancherebbe un mese, una trentina di giorni. Sorridere, anche solo sotto la mascherina, è dura.
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