È un piccolo tarlo che mi perseguita da tempo e che a Pasqua, puntuale come la pioggia a Pasquetta, torna a fare capolino. Più che un tarlo è un domanda ed è la seguente: perchè l’Ostensione della Sindone, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo essere stato deposto dalla croce, non è permanente o, almeno, resa visibile al pubblico ogni anno durante la Settimana Santa?
Per i non appassionati al tema, la Sindone è custodita nel Duomo di Torino, ma non è visibile ai fedeli o ai visitatori. Lo è solo occasionalmente con una pubblica Ostensione che dura qualche settimana.
Mi sono spesso occupato di Sindone. Ho curato la produzione di un documentario, di una serie animata per bambini commissionata dalla Rai e nel 2015, in occasione dell’ultima Ostensione, ho coordinato il lavoro del Bookshop Ufficiale. Non sono uno studioso, nè un esperto di Sindone, ma alcune cose le so. Abbastanza per porre sul tavolo la questione.
Cinque anni fa ho lanciato una petizione su Change.org (“Chiediamo l’Ostensione annuale della Sindone di Torino“), e il fiasco è stato totale, avrei dovuto desistere, eppure alla radice di cotanta mal posta cocciutaggine una ragione c’è.
Torino esiste perché quando i Savoia, nel 1563 spostarono la loro capitale del ducato da Chambery a Torino, si portarono in valigia la Sindone, che avevano ereditato dai tempi delle prime crociate. Quello che già allora era venerato come il Sacro Lino da tutta la cristianità sarebbe servito per dare lustro a quel villaggione che si apprestava a diventare la nuova residenza sabauda. Insomma, detto in altre parole: senza la Sindone la storia di Torino sarebbe stata molto diversa e chissà se avremmo avuto Cavour, la prima capitale d’Italia, la Fiat, Valentino Mazzola e l’Eurovision.
Torino ha scoperto di possedere una vocazione turistica solo nel 2006, con le Olimpiadi, ma visto che l’effetto olimpico è quasi svanito del tutto, come fornire al mondo, ora che il funambolico CR7 ha piantato in asso la Vecchia Signora, un’altra buona ragione per venire a Torino? Certo abbiamo un paio di musei e altrettanti palazzi reali che tutto il mondo ci invidia e che attraggono un paio di milioni di persone all’anno , ma i flussi turistici veri sono un’altra cosa.
Lo storico Gianni Oliva mi disse in un’intervista: “La Sindone è Torino e Torino è la Sindone“. Insomma, c’è spazio per approfondire. Perchè questo patrimonio che è prima di tutto religioso, ma anche storico e, in fondo, persino artistico (osservarla da vicino è un’esperienza), deve rimanere nascosto?
Il turismo religioso pur essendo un po’ bistrattato (“turismo religioso” suona malissimo, va detto), ha un suo fascino e un certo seguito (a Roma ne sanno qualcosa e anche ad Assisi possono dare buone referenze sul tema). Qui però parliamo dell’icona più icona che la cristianità riconosca come tale. La Sindone ha una storia controversa, un’impronta la cui origine è ancora senza una spiegazione convincente e il mistero, inutile negarlo, è una componente che non guasta.
Qualche tempo fa, quando Piero Fassino era ancora Sindaco, intervistato sul tema mi disse: “Vorrei un’Ostensione permanente, per Torino sarebbe una grande opportunità.” Chiesi udienza, tempo dopo, anche a Chiara Appendino una volta insediata a Palazzo Civico, ma dopo svariate email il suo ufficio stampa mi rispose che la Sindaca non aveva nulla da dire in merito. Pax et bonum. Prima o poi romperò le scatole anche al neo sindaco, Stefano Lo Russo.
Sul versante della Chiesa torinese, il vescovo, va ricordato, è il custode della Sindone, le risposte che mi sono state date sono sostanzialmente due: “La Sindone non è la Gioconda”, quindi non va data in pasto a torme di turisti festanti e “La Sindone alla luce si rovinerebbe” (la più gettonata). Mi sembrano argomenti deboli.
Attorno alla Sindone c’è un piccolo mondo di esperti e studiosi “ufficiali” (il Museo della Sindone e il Centro di Sindonologia), che si sono guadagnati sul campo i gradi di paladini dell’ortodossia (la Sindone scatena in effetti fervide fantasie), ma nel contempo sono argine invalicabile per ogni ipotesi di variazione sul tema.
Certo, se la domanda fosse: quanti fedeli e turisti richiamerebbe un’Ostensione annuale, la risposta non sarebbe facile. Quella del 2015 ha superato il milione e mezzo di visitatori, le precedenti anche di più. Però le Ostensioni, dall’avvento della tv a oggi, sono state solo cinque. Troppo poche e lontane nel tempo tra loro per fare delle previsioni attendibili. In Curia più di qualcuno sostiene che senza l’effetto sorpresa (l’Ostensione la si fa quando si decide che è ora di farla) la Sindone non se la filerebbe nessuno. Mi permetto di dubitarne.
A capo della Diocesi di Torino sta per insediarsi un nuovo vescovo, Roberto Repole, classe 1967, giovanissimo per i canoni ecclesiastici. Ha solo nove anni più del nuovo Sindaco di Torino. Chissà che non tocchi a loro provare a rompere un tabù e fare di Torino la città della Sindone. Magari già per la Pasqua del 2023.
Molto d’accordo.
Grazie Marco! Temo però che sarà una proposta che cadrà nel vuoto 🙂