Da un paio di giorni a questa parte il mondo il cui cuore politico batte a sinistra (compreso il mio) è in festa perché in Cile (18 ore di volo da qui) è diventato Presidente della Repubblica un giovanotto di appena 35 anni, ex leader studentesco socialista, tal Gabriel Boric.
A fronte di cotanto entusiasmo (più che giustificato, sia chiaro) mi sono chiesto: noi che brindiamo a Gabriel cosa sappiamo di lui e del Cile? Temo nulla, o quasi. Sono abbastanza convinto che il 98% di noi non abbia idea nemmeno vaga di quale sia la realtà del Cile odierno. Me compreso, ovviamente. Infatti alla domanda “Sante che cosa sai del Cile?“, la risposta che mi sono dato è piuttosto scarna. So che la capitale è Santiago del Cile ma non conosco il nome di nessun’altra città cilena; so che il territorio dello stato sud americano è lungo e stretto, che confina grosso modo solo con l’Argentina e che per questa strana conformazione Argentina e Cile litigano continuamente per questioni di confine; so che durante la guerra delle Malvinas il Cile ha concesso i propri porti alla Royal Navy inglese, guadagnandosi l’odio imperituro degli argentini; so che il grande Salvador Allende è stato ucciso mentre difendeva in armi il palazzo presidenziale e ho letto alcuni libri scritti dalla nipote Isabel Allende; so che Augusto Pinochet è stato uno dei dittatori più sanguinari che il Sud America abbia mai conosciuto; so che nella mia squadra del cuore, l’Inter, giocano due giocatori cileni: Vidal e Sanchez; so che gli Inti Illimani sono cileni e sono un’icona della musica resistente e che hanno litigato dividendosi in due gruppi: i veri Inti Illimani e gli usurpatori. Stop.
Visto che del Cile non so nient’altro, sono andato su Wikipedia per capire, a grandi linee, chi fosse il neo eletto presidente e nella voce in lingua spagnola ho scoperto che Gabriel Boric, oltre ad avere una faccia davvero simpatica, ha pubblicamente detto che secondo lui a Cuba, in Venezuela e in Nicaragua c’è una dittatura che nulla ha a che fare con la sua visione del mondo, e tanto mi basta per dire che questo ragazzo mi piace molto e che, spero, faccia tanta strada.
Ciò che mi colpisce è l’effetto pavloviano da cui noi, a sinistra, siamo spesso affetti, per cui se in un posto di cui non sappiamo nulla vince il candidato di sinistra, allora vuol dire che il Sol dell’Avvenire sta finalmente per sorgere e presto illuminerà il mondo intero. Romantico, per carità, ma privo di logica.
Quando impareremo a uscire da questo loop che ci ha traditi già decine di volte facendoci prendere lucciole per lanterne? Meglio ancora: quando impareremo a occuparci davvero di politica estera, di provare a comprendere ciò che non conosciamo, e di non pensare che noi siamo l’ombelico del mondo, che una cosa che capita in Cile, di cui ignoriamo quasi tutto, avrà, in qualche modo, effetti sulla vita politica di casa nostra?
La colonna sonora del post è Latinoamerica dei Calle13.
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