THAT’S ALL FOLKS – Italia Rossa giorno ULTIMO

Italia Rossa, com’è giusto che sia, termina qui. Il racconto quasi quotidiano della mia quarantena può finire. Domani inizia un lento e incerto ritorno alla normalità.

Sono state settimane difficili, inutile negarlo. Ho sperimento, per la prima volta in vita mia, una diminuzione sensibile della libertà. Non è stato per nulla simpatico, anzi, mi ha generato un’ansia crescente che più di una volta mi ha fatto sfiorare qualcosa di simile a una crisi di panico 

Non ho letto quanto avrei voluto, non ho lavorato quanto avrei voluto, non sono stato sereno quanto avrei voluto. Troppe informazioni nuove da recepire, provare a comprendere, collegare tra loro. Ogni giorno di questa quarantena ho cercato una segno di speranza e raramente l’ho trovato.

A fine febbraio ero tra coloro che sostenevano con una certa decisione che era tutto un po’ folle, eccessivo, fuori luogo, che stavamo trasformando un problema serio, in una tragedia. Mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo. Anche questo clamoroso errore di valutazione ha pesato e forse ancora pesa su queste settimane di semi libertà.

I post di Italia Rossa, sono stati lo strumento attraverso il quale ho cercato di disciplinare la mia nuova quotidianità. Mi hanno costretto alla concentrazione, alla ricerca di fonti, alla lettura di studi, al dialogo su temi che non conoscevo e mi stavano travolgendo. Ho raccontato me stesso, le mie paure, la mia rabbia. Ho raccontato mio padre, colpito duramente dalla demenza senile, che mi manca già, pur essendoci ancora. 

Italia Rossa si è trasformata in una sorta di terapia digitale per aiutarmi a superare lo stress da lockdown. Un po’, credo, ha funzionato.

Devo un abbraccio, prima di tutto a chi ha letto, agli amici che si sono fatti coinvolgere, ai tanti con i quali ho dibattuto e a volte combattuto, forse troppo e troppo animatamente, sulle bacheche social.

Qualche lettore mi ha scritto, mi ha chiesto di far diventare questi post un libro, di far sì che i racconti della mia quarantena, in qualche modo, non si perdano. Dovrei avere un’autostima diversa e un coraggio che non ho, per trasformare questa storia, che sento privata, per quanto già non lo sia del tutto, in un libro. Prometto che ci penserò.

Da domani, lentamente, si volta pagina, una pagina vera, non scritta, non virtuale. Torniamo a riprenderci, un pezzo alla volta, la nostra quotidianità perduta due mesi fa.

Sono emozionato, lo confesso. E anche curioso. Ci siamo detti più e più volte, all’inizio di questa vita sospesa, che “nulla sarebbe stato come prima”. È giunto il momento di verificarlo sul campo. Da domani scoprirò, prima di tutto, se e quanto sono cambiato. Se la paura, che ho sempre esorcizzato, sbucherà all’improvviso. Se guarderò gli altri con la solita normale indifferenza, oppure li scruterò con occhio velato di sospetto. 

Scoprirò se davvero sta per iniziare una lunga devastante crisi economica che mi vedrà, di nuovo, tornare tra i sommersi, dopo essere stato quasi recuperato tra i salvati. Chiedo scusa per la citazione forse troppo forte, ma credo renda l’idea di quanto sia grande l’incertezza che mi pervade.

Ancora non potrò rivedere i miei figli e mio padre senza l’incubo delle autocertificazioni (questa manfrina non la perdonerà mai a chi l’ha pensata e messa in atto). Dovrò, ancora per un po’, girare temendo di essere intercettato dalla pattuglia comandata dalla reincarnazione di Vito Catozzo. 

Però, quella stessa mente perversa che ha studiato il papello autocertifictivo, ha offerto il passpartout per disinnescarlo. Si tratta di un sostantivo, maschile, singolare: congiunto. Dovrò mentire a Vito Catozzo? La legge me lo suggerisce. Meraviglioso.

In queste settimane ho cercato di mantenere in qualche modo l’equilibrio e di prepararmi al 4 maggio, all’incerto futuro che mi attende. Ora davvero capirò se ce l’ho fatta o meno. Da domani sarò il Cristoforo Colombo di me stesso, ed è assai probabile che ne scoprirò delle belle.

Prima di chiudere Terra Rossa, però, devo pubblicamente ringraziare Marina, la mia compagna. Senza il suo affetto nessun blog sarebbe stato sufficiente a compensare il vuoto di certezze. Poi i miei figli, che hanno saputo, nonostante la distanza forzata, farmi sentire la loro presenza con un’attenzione che è stata fondamentale per arrivare integro fino qui. Sono senza dubbio la cosa migliore che ho contribuito a fare in vita mia. Infine grazie a mio padre, con il quale ho giocato a recuperare, nel silenzio, i ricordi del suo passato.

Buon 4 maggio a tutti. Festa del Ritorno all’aria aperta.

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