L’ho appena letto sul sito del Corriere della sera. Due suore che lavorano in Sicilia aspettano un figlio. Una delle due è una suora malgascia ed è di Ragusa. Credo di sapere a quale ordine appartenga, ed è possibile che qualche tempo fa l’abbia incrociata per lavoro, ma, se può rassicurare, sono certo di non essere il padre del nascituro.
Ovviamente i giornali, ho fatto subito un giro in rete, parlano di “sconcerto” e di “scandalo”, di “gente” che in paese non parla d’altro. A me, invece, una notizia del genere, al netto dell’inevitabile caos che ne deriva, pare una bella notizia.
La vita religiosa (che ho conosciuto in modo indiretto, ma costante, per 25 anni) è sostanzialmente preghiera, contemplazione, apostolato. Bene, ma non basta. C’è anche la “vita vera”, quella complicata vita quotidiana che tocca a tutte le madri e i padri del globo, ed è fatta di bollette della luce, rate dell’auto, mutuo della casa, lavoro precario, e soprattutto di pannolini, di figli che crescono e costano un botto, che contestano, che vogliono lo smartphone prima del biberon, che pretendono di andare in discoteca prima che alla scuola materna, di bere alcolici prima che la legge lo consenta. Ma sono anche la ragione vera della nostra esistenza, e la definizione stessa di futuro.
Spesso la vita religiosa lo dimentica.
Che la Chiesa, la chiesa cattolica, in crisi strutturale a queste latitudini, si faccia “carne” (verbum caro factum est) in un fatto di cronaca come questo è semplicemente bellissimo. Due suore diventeranno mamme; mi auguro che siano figli in qualche modo voluti, sebbene inaspettati, che abbiano un padre vero e non un fuggitivo. Che si possano godere fino in fondo la propria genitorialità.
Sono comunque convinto che quelle due suore, da oggi, saranno suore migliori.
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🙂 grazie!