Stanotte ti ho sognata, non capitava da tempo. Eravamo a una festa comandata, in una chiesa, e tu eri serena, elegantissima, composta, tranquilla. Era seduta, di profilo. Non mi hai notato. L’ambiente era luminoso, stonava solo la tua acconciatura, che non era la tua. C’erano un paio di boccoli e il colore dei tuoi capelli virava sul castano. Ma eri tu.
Mi sembrava di essere in chiesa con te, o forse era solo una foto che stavo guardando con Sara e Matteo, e loro stavano guardando me, che osservavo te da lontano. Non ho trattenuto le lacrime quando ti ho vista. Sara e Matteo con lo sguardo cercavano di consolarmi.
Poi ho aperto gli occhi. Tasso emotivo troppo alto anche allo stato onirico.
Buona festa Mà. Buona Festa della Mamma, festa della mamma buona. Per fortuna le mamme cattive sono pochissime.
Qui tutto procede bene. Da quando te ne sei andata, come avrai visto (a me piace l’idea che tu in qualche modo possa vedere), sono cambiate tante cose. No, diciamo meglio: è cambiato tutto. C’è stato un terremoto, ma poi c’è stata anche la ricostruzione.
Ci sono Mà, ci siamo. Quel che resta della famiglia regge e i ricordi sono tali, tanti e forti che riescono a essere quel cemento necessario a resistere al tempo che logora tutto.
Scusa se vengo pochissimo al cimitero, ma fatico a pensare che voi siate lì. In qualche modo, io, vi sento qui: appollaiati in un anfratto del mio lobo temporale. A due passi dal cuore.
Saluta papà, Auguri Mà.
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