Al congresso che, nel 1994, portò D’Alema Massimo alla segreteria del PDS, votai l’altro candidato: Veltroni Walter. Veltroni riusciva a farmi sognare perchè provava a scrutare il futuro e a interpretarlo. Non era un Kennedy, ma sapeva che se vuoi costruire il domani, devi abbandonare le poche certezze che hai e rischiare. D’Alema no. Bandiera rossa la trionferà, e stop.
Nel 1994 avevo 28 anni e credevo che la politica, oltre che doverosa e civica partecipazione, fosse anche lo strumento con il quale le società progrediscono. Poi mi sono svegliato. Ora che di anni ne ho 55 anni devo ricicciarmi l’eterno ritorno di D’Alema, uno che, in sostanza, le ha sbagliate tutte, ma che grazie a un sarcasmo e una cattiveria politica di rara raffinatezza, è ancora lì a pontificare. Un po’ come alcuni vecchi moloch della Democrazia Cristiana che però, a differenza sua, la politica di governo la sapevano fare.
Che D’Alema usi il Partito Democratico come un pullman di linea è scandaloso fino a un certo punto, che odi a morte Renzi Matteo (l’unico che è riuscito a prenderlo davvero a calci nelle caviglie e fargli male) è nelle cose. Infatti è dal 4 dicembre del 2016 che la vendetta del comunista meno comunista d’Italia si consuma vittoriosa. Pur di mettere in un angolo Renzi Matteo ha fatto affondare un Referendum che all’Italia serviva come il pane. E, a sera, a vittoria ottenuta, brindò con Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, compari per caso nel ruolo di utili idioti.
Ma prima di allora, il successore di Occhetto Achille alla guida dell’ex PCI, aveva combinato qualcosa di buono? Qualcosa che desse senso a tanta agitazione? No. La risposta è semplicissima, ed è: No. Come quella che lui diede al Referendum succitato.
Fatevi un giro su Google e cercate: “Capitani coraggiosi“, “Bicamerale 1997“, “Governo D’Alema – Cossiga“, “Bombe su Belgrado 1999“, “Riforma Titolo V“. Possiamo dirlo: andare a fare conferenze in Arabia Saudita o scrivere il Jobs Act, al confronto, è roba da boy scout.
E intanto Berlusconi Silvio, classe 1936, vorrebbe diventare Presidente della Repubblica. Non ditelo a Massimo che poi …
Non si può che concordare con te
Grazie Dede! 🙂