“Se fai qualcosa di buono non credo si diventi per forza migliori, però hai la stessa sensazione che ti rimane in bocca quando mangi qualcosa che ti piace e che ti sei gustata in fondo. Ecco, posso dire che fare cose buone ti lascia in bocca un buon sapore.” Parola di Alessandro Rocca.
Alessandro è molte cose. Oltre ad essere un amico e un documentarista di razza, è parte importante di una ong italiana nata a Milano qualche anno fa: ResQ People. Questa organizzazione non governativa, il cui volto più noto è la neo eurodeputata Cecilia Strada, fa una cosa straordinaria: solca il Mediterraneo e va in soccorso delle imbarcazioni zeppe di bambini, donne e uomini migranti che rischiano di affondare da un momento all’altro. Perché lo fate? “Semplice: perché ogni vita conta. Ti diro di più: se per salvare anche una sola vita mi tocca spendere un milione di euro per comprare e armare una nave di soccorso, quello è il milione di euro meglio speso che posso immaginare”.
Ho incontrato Alex mercoledì scorso in occasione di un dibattito in una delle tante (quanto uniche) bocciofile torinesi, La Frejus. Abbiamo parlato di immigrazione, ma soprattutto di com’è stato possibile trasformare il Mediterraneo nel suo anagramma peggiore “Grida di inermi e lenta morte“.
“Il nostro mare è un cimitero a cielo aperto e fingiamo di non saperlo. Siamo talmente ipocriti che non sappiamo nemmeno quante vite abbiamo lasciato che venissero inghiottite dal Mediterraneo meridionale. Negli ultimi dieci anni, sostiene chi questo conto ha provato a tenerlo, sono state almeno trentamila.” Ovviamente è solo una stima e purtroppo è prudente.
Qualche anno fa un piccolo gruppo di persone, cittadini comuni, di fronte a questa tragedia immane si è chiesto cosa si potesse fare di concreto. “Visto che lo Stato, gli Stati, non fanno nulla facciamo qualcosa noi.” Già, ma cosa? “Compriamo una nave e andiamo a salvare queste persone.“
“Storia di una nave e delle donne e degli uomini che la fecero“ è il libro che Alessandro Rocca ha scritto alla fine del 2022 per raccontare un’idea folle che è diventa realtà e che adesso ogni volta che può (le missioni in mare costano una montagna di soldi) prende il largo e salva vite.
“In un mondo ideale noi queste missioni non dovremmo farle, perchè non dovrebbe essercene bisogno. – dice Alessandro – Se chi può non fa ciò che dovrebbe per evitare questa strage, qualcuno deve assumersi la responsabilità di intervenire. Ai nostri nipoti che un giorno ci chiederanno conto di tutto ciò, non voglio rispondere dicendo che non ho fatto tutto ciò che era nella mie possibilità per salvare queste persone.“
Nelle ultime settimane il Governo Meloni e Salvini Matteo, sul tema migranti stanno dando il peggio di sé. Forse sarebbe il caso di rispondere “presente” all’appello di Alex e di ResQ. Gli strumenti ci sono e il sito di ResQ li elenca: li trovate qui.
Per quello che conta dopo l’incontro di ieri ho deciso di organizzare a Torino un “Equipaggio di terra“, ovvero un gruppo che da qui, sulla terra ferma, sostiene il lavoro in mare di ResQ. Vi terrò informati e cercherò di coinvolgere chi ne avrà voglia. Potrei avere anche io dei nipoti in un futuro non troppo lontano. A loro vorrei rispondere che almeno ho provato a fare la mia parte.
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