Visto che lunedì 26 aprile si inizia a mettere di nuovo il naso fuori di casa (noi siamo stati molto ligi e praticamente ci siamo auto confinati tra le pareti domestiche) ho chiesto al mio medico di base parole di conforto.
Come stai? “Un po’ stanca. Tra le visite domiciliari, l’ambulatorio e le vaccinazioni in studio e al centro vaccinale, inizio a vacillare. Poi c’è la burocrazia, che è sempre troppa e non ti molla mai. A volte le giornate sembrano infinite. È stato un anno complicato“.
Ho voluto telefonarle perchè ho un tarlo che mi perseguita da mesi: si dice, scrive, proclama che la pandemia si sarebbe dovuta curare prima di tutto a casa, attraverso l’assistenza domiciliare della medicina di base. Almeno a partire dalla seconda ondata. Ciò per alleggerire gli ospedali e, magari, salvare un po’ di vite.
“Certo, lo so, ed è proprio così. Infatti non ho mai smesso di fare visite domiciliari. I pazienti me li sono seguiti tutti fin dal marzo dell’anno scorso“.
Dall’inizio dell’Apocalisse ha contato 6 morti per Covid tra i suoi assistiti. Decine e decine di contagi, ospedalizzazioni, terapie intensive, corse disperate al pronto soccorso, ma alla fine il bilancio è accettabile. Sarebbe anche bello sapere quante vite il mio medico di base ha salvato sbattendosi per due, ma sarebbe troppo.
E ora? “Pochi casi in cura, la “mia” curva di contagi è in discesa rapida.”
Torniamo all’esistenza domiciliare. Come mai non ha funzionato? “Non ha mai funzionato fin dall’inizio, ma con la seconda ondata è andata forse peggio. Come medico di base non ero tenuto a fare le visite domiciliari ai malati Covid, avrei dovuto mandare le USCA, Unità Speciale di Continuità Assistenziali, ma le ho coinvolte pochissime volte.”
Perchè? “Scusa Sante, ma con che cuore lascio i miei pazienti che sono terrorizzati, hanno paura di morire, che stanno meglio anche solo vedendomi, in mano a dei colleghi che fanno quello che possono, a volte anche miracoli, ma che non possono avere il mio approccio?“.
Giusto, però sappiamo che tanti tuoi colleghi invece non alzano il culo dalla scrivania e, spesso, hanno blindato anche lo studio. “Il nostro sindacato ha detto chiaramente che noi non dobbiamo andare a casa dei pazienti. Tocca alle USCA. Io e diversi dei miei colleghi abbiamo deciso che è più importante il giuramento di Ippocrate della scelta sindacale.”
Non credi che a fine pandemia dovreste rivedere qualcosa come categoria? “Siamo indifendibili. Le fila si serrano solo quando si deve parlare di soldi, per il resto si procede in ordine sparso.”
Tornassi indietro rifaresti tutto? “Sì“.
Il mio medico è differente.
Purtroppo pochi hanno avuto un senso del dovere così
temo tu abbia ragione …