Il 25 aprile sfiliamo per ricordare la nostra guerra di liberazione dal nazifascismo, celebreremo la fine di una guerra, anche civile, che ci vide fascisti (quasi tutti) e antifascisti (quasi nessuno prima, pochi durante, tutti dopo).
Sfileremo ricordando i partigiani combattenti, martirizzati, deportati o uccisi in battaglia, sapendo anche di essere tra coloro che sono colpevoli di avere scatenato al fianco di un certo Adolf Hitler la seconda guerra mondiale (60 milioni di morti almeno).
Dal 1946 al 2021 abbiamo sfilato ogni 25 aprile fieri di avere, per due anni, dopo l’Armistizio, combattuto (e vinto grazie agli Alleati) una guerra giusta e sanguinosa, condividendo gli ideali di altre guerre di libertà (giuste e sanguinose anch’esse) combattute in giro per il mondo.
Da Fidel Castro ai Viet Cong, da Zapata all’OLP, passando per i mujaheddin.
Il 25 aprile, secondo coloro che si ritengono custodi dell’eredità culturale e politica della Resistenza, dovremo sfilare “per la pace” (come se la pace fosse un’idea e non una condizione della vita da conquistare e tutelare), profondamente preoccupati dalla reazione militare da parte di un popolo aggredito (per i soliti futili motivi) nel cuore dell’Europa.
Mi chiedo: per quale motivo abbiamo così paura di Zelensky e della coraggiosa scelta del popolo ucraino di combattereresistere, così come combattemmo e resistemmo noi dal 1943 al 1945?
Offro al dibattito alcune ipotesi. Perché il Servitore dei popolo non è abbastanza di sinistra, perchè è ebreo, perché troppo filo occidentale? Perchè chiede a gran voce armi per difendersi da un nemico (che è nipote dei soviet e questo, temo, non sia un dettaglio) che lo sta letteralmente facendo a pezzi?
Perché “è un pazzo, così porta la guerra anche qui”, perché in fondo Putin ha ragione “l’Ucraina non esiste”, perché “sì, ma il battaglione Azov”? O forse perché davvero alla fine è più importante il condizionatore che, signora mia, adesso d’estate si cuoce anche in montagna?
Con una ipocrisia che tocca vette altissime, invochiamo il tavolo della diplomazia, fingendo di non sapere che uno dei contendenti, quello che se lo può permettere, di quel tavolo ne ha fatto stuzzicadenti dal 24 febbraio scorso. Il 25 aprile sfilerò, se sfilerò, accanto a bandiere dell’Ucraina, se ci saranno. Diversamente starò a casa a leggere di nuovo “Il partigiano Johnny”.
Nella foto: Beppe Fenoglio
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