L’elezione di Elly Shlein alla guida del partito democratico è una novità politica clamorosa per come è nata e per come si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica, ma soprattutto, per quanto mi riguarda, è uno di quegli eventi che aiutano a fare chiarezza.
Sono figlio del PD nato nel 2007, erede del sogno cullato da Enrico Berlinguer e Aldo Moro, stroncato nel sangue dalle Brigate Rosse e resuscitato dalla dissoluzione dei partiti dopo Mani Pulite. Un cammino lungo, periglioso, ma fottutamente affascinante.
Ma ve lo ricordate il PD di Walter Veltroni (2 milioni e 700 mila voti alla Primarie contro Bindi e Letta)? Un partito di massa a vocazione maggioritaria e riformista a tal punto da far fare le piroette a Bersani (che a smacchiare i giaguari ha iniziato più tardi). Non si vergognava di credere fossero necessarie le riforme istituzionali (D’Alema non aveva ancora trovato il costume da Bruto), includeva, accoglieva e provava a comprendere un mondo che stava già abbandonando tutte le certezze residuali del Novecento.
Ci sentivamo bellissimi, carichi a pallettoni, convinti che non saremmo morti democristiani e in Veltroni vedevamo il nostro JFK. “Ich bin ein Italiener”.
Con l’arrivo di Elly, questo sogno riformista va in soffitta una volta per tutte. Forse è giusto così. Da troppi anni il Partito Democratico era nel limbo, ora ne è finalmente uscito.
Lo so, nel mezzo ne sono successe di ogni, ma passare da uno che mi ricorda il miglior Kennedy, ad una che se va bene è Corby, se va male è Conte, per la mia ormai pre-senile sensibilità, è troppo.
Gli anni passano e la mia percezione delle cose cambia con gli anni. Figuratevi che non ho ancora capito cos’è lo schwa, e non sono nemmeno certo di volerlo sapere. Quindi: largo ai giovani.
L’elezione della Elly, alla quale auguro mirabilie, mi toglie finalmente dalle ambasce. Posso non votare più PD in santa pace, senza rimorsi, perché quel PD, il “mio” PD non esiste più.
Sono orfano di Walter Veltroni, e lo status di orfano è una strada a senso unico. Per tornare sui miei passi servirebbe un miracolo, una resurrezione o qualcosa del genere, ma tendo a non credere ai miracoli.
Walter era un politico senza astio, un giornalista capace (da direttore dell’Unità ha fatto faville), una persona gentile con il senso della misura. Lo è stato e lo è a tal punto che ha smesso di fare politica da un pezzo. Si occupa di altro, di cinema, letteratura, della sua famiglia. Uno così puoi solo clonarlo.
Mi sono fatto adottare politicamente dai Gemelli Diversi, più per disperazione che per convinzione, perché una famiglia politica, un luogo dove cambiare teoricamente il mondo, la devi pur avere. In loro ancora vedo (o voglio vedere) qualche flebile fiammella veltroniana. Poi magari sono solo fuochi fatui …
Genitori non ci si improvvisa e nonostante la loro buona volontà, per quanto Matteo & Carlo (una coppia di fatto sempre sul punto di scoppiare) si impegnino, Veltroni rimane un padre politico che nessuno oggi è in grado di sostituire. Nostalgia canaglia.
I miss you Walter.
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