Voglio molto bene al mio medico di base, per tanti motivi. È una ex ragazza. La conosco dai tempi del Ginnasio, siamo stati persino fidanzati quando i Duran Duran erano giovani e oggi sono orgogliosamente padrino di Cresima di sua figlia.
Come tutti i medici di base che si rispettino, da un paio di mesi, è in prima linea a fare i conti con il Covid19. Il suo studio è nel cuore di uno dei quartieri più popolosi di Torino. Tremila abitanti per chilometro quadrato, zona di immigrazione negli anni sessanta e settanta. Quegli immigrati erano giovani e belli, oggi sono tutti vecchi e malandati.
Per un virus ad alta tasso di contagiosità un quartiere così è il secondo paradiso terrestre dopo lo stadio il giorno del derby.
Sono alcuni giorni che il mio medico è in fibrillazione. Passa casa per casa e vede l’inferno in terra. Manda mail, telefona, sollecita tutti i canali che un medico di base deve battere quando è di fronte a un casino come quello attuale. “Sante ho bisogno di un mano”. “Dimmi”. “Ho positivi al Covid19 in quantità, non ho tamponi, non ho mascherine, ma soprattutto non ho nessuno che mi degni di una risposta. Scrivi qualcosa tu, prova a smuovere le acque”.
Io? Dubito di poter essere utile, ma ci provo. La mia tribuna, oggi, è la tribuna del mio medico di base.
“È la prima volta che vivo un’emergenza simile. Sto gestendo un sacco di casi sintomatici in casa. La maggior parte a forza di antibiotici si placa, ma altri no. C’è bisogno di fare rete e di farla adesso. Alcuni colleghi sono reattivi, la Guardia Medica prima di tutto, ma se vogliamo evitare che gli ospedali esplodano, devono darci le armi per combattere. Ho già fatto una quarantena. Mi vesto come un palombaro, ma avrei bisogno di un tampone, di sapere se sono infetta o meno e soprattutto di una mascherina vera, che mi permetta di andare da chi ha il virus indipendentemente che lui ne indossi o meno una”.
Ma la mascherina serve o no?
“Sì. Se tutti mettono la mascherina, la trasmissione si riduce. Quindi la mascherina è un presidio con cui inondare i civili e non da elemosinare ai medici. In studio ne ho un paio che mi sono arrivate di straforo da una paziente che lavora in ambito ospedaliero. Scherziamo vero?”.
Purtroppo no, è tutto vero.
Qualcuno risponda a quel cazzo di telefono.
Che tristezza. Quello che angoscia di più è che si procede solo davanti alle tragedie già compiute
Tutto questo ha dell’incredibile! Se non si sostiene chi può realmente aiutare… Che questo grido venga ascoltato!
Tutto verissimo.
Un’angoscia tremenda pensare che i nostri “soldati” in questa battaglia siano mandati allo sbaraglio come durante la campagna di Russia. La storia continua a non insegnare a chi non sa imparare…
La guerra è un’altra, ma sempre guerra è…e a cosa serve avere valenti militi se poi tu, stato, non ti fai carico di cercare di tutelarli al meglio?
E’ possibile condividere al di fuori? Giusto perché si sappia!