Come un pugile suonato sfinito dagli eppur cut di un avversario troppo forte. Sono sull’orlo del ko, bersagliato da un destro-sinistro-destro-sinistro che martella come i pistoni di un camion lanciato a fionda. Ho i fianchi che urlano, il fegato che annaspa, la milza in lacrime. Chiuso a riccio, guardia alta, incasso e aspetto che passi. Che qualcuno suoni il gong. Che finisca l’agonia di un’altra ripresa massacrante. Impossibile reggerne 12, anche se sono talmente stordito da non sapere a che punto dell’incontro siamo.
Getta la spugna coach. Fammi crollare al tappeto, fammi sentire il conteggio fino a 10. Che quel “10” segni la fine e mi possa medicare gli zigomi gonfi, le sopracciglia spaccate, le labbra viola, gli occhi pesti. Non ho più voglia di sedermi all’angolo senza forze e senza fiato e di ascoltare la solita litania: muoviti più veloce, schiva, incassa. Perdere ai punti? Perchè dovrei? Non è più dignitoso, è solo più doloroso. Magari è letale. Magari arriva quel diretto nell’attimo esatto in cui allento la guardia e mi fa sbattere contro un muro in cemento a 100 all’ora senza cintura di sicurezza, senza air bag, senza alcuna possibilità di rialzarmi. Codardo? Forse. Preferisco dire: stanco.
Fin’ora ho incassato con onore. Sono salito sul ring anche se l’avversario era più forte, preparato, pesante. Altra categoria. Sapevo che sarebbe stata dura, anzi no, non lo sapevo. Era il mio primo incontro, però me la sono giocata. Davide contro Golia, la metafora che ti permette di credere ai miracoli. Ch non esistono. Ora però basta. Golia è Golia, getta la spugna coach. Mi sono rotto i coglioni di prendere mazzate, ora si fa a modo mio. Le regole cambiano. Passami la mia vecchia Beretta, quella che avevo una volta. 92 SB, 9 x 19 parabellum, un gioiellino d’acciaio e meccanica di precisione. Che Golia vada a farsi fottere. Non è sportivo? No. Non siamo a Kinshasa, non sono Mohamed Alì e non è il 1974. E Golia non è Foreman. Adesso scansati, non so se ho la mira buona come una volta.
Questo mondo sarebbe peggiore se non ci fossi tu a scrivere queste cose, caro il mio Sante…ti abbraccio sempre…
Grazie di cuore Stefy