Ieri sera ho visto su RaiReplay Alessandro Baricco alle prese con FURORE, di Jon Steinbeck. Un’ora e mezza di “altra televisione”. Voto alto, altissimo. Per la location (capannone ex Dai), per il romanzo (una storia familiare di una America, Anni Trenta, con le pezze al sedere e una fame atavica), per la regia (non servono effetti speciali per incollarti al video), per Baricco (che è un divulgatore di cultura di cui, oggi più che mai, c’è assoluto bisogno).
FURORE è una storia di emigrazione e povertà. Di fuga, alla ricerca di un posto dove poter vivere. Era il 1939, ma sembra oggi. Qui. Baricco ha voluto toccare un nervo scoperto della nostra coscienza collettiva.
Bene, bravo. Bis.
Però c’è un però. Era il 1998, stavo scrivendo, per il Centro Peirone di Torino, un documentario dal titolo “Musulmani in Italia“. Erano gli anni del primo incontro-scontro con l’Islam made in Maghreb. A darmi una mano (e a mettermi in guardia) c’era il P.I.S.A.I. di Roma.
Volevo raccontare le realtà musulmane di Torino, Milano e Mazara del Vallo. Tre modi diversi tar loro di vivere l’Islam in Italia.
Volevo quindi confrontarmi con un intellettuale torinese, attento alla città, progressista, giovane, aperto al nuovo, ma capace di critica. Pensai subito a Alessandro Baricco, che era già Baricco, ma non ancora BARICCO. La Scuola Holden, non esisteva ancora, ma per me Baricco era già BARICCO e leggevo tutti gli articoli (tendenzialmente più belli dei suoi libri) che scriveva su La Repubblica. Lo adoravo.
Lo cercai, e trovai la sua segretaria. “Buongiorno, blah-blah-blah, vorrei intervistare baricco, vorrei sapere cosa ne pensa di questo nuovo cambiamento di Torino, di questo incontro complicato con l’Islam e blah-blah-blah“.
Dopo qualche settimana di attesa, giunse la risposata: “Il dottor Baricco non ha nulla da dire su questo tema“. NULLA-DA-DIRE-SU-QUESTO-TEMA.
Fu una pugnalata terrificante. Tu quoque Baricco? La presi malissimo e le scorie, vent’anni dopo, non sono ancora state del tutto smaltite. Pur di fronte al genio, perchè di genio si tratta, non riesco a passare oltre, e sentendolo leggere-parlare-affabulare sul tema del “migrante” che viene punito per la propria diversità, emarginato, affamato, vilipeso, ho sentito ancora le fitte di quella pugnalata. “Il dottor Baricco non ha nulla da dire su questo tema“. NULLA-DA-DIRE-SU-QUESTO-TEMA. Fanculo.
Al cuor non si comanda, mi dispiace. Sinceramente. Baricco ha tradito le mie aspettative allora, e non l’ho perdonato. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
Ignorate le mie paturnie e, se l’avete perso, andate su RaiReplay e godetevi FURORE. Un’ora e mezza di ottima tv. Ne vale assolutamente la pena.
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