La Prima Guerra del Libro è finita. Torino vincit, di brutto. E’ stata una vittoria senza appello, una blitzkrieg che nessuna Panzerdivision si è mai nemmeno sognata.
Il Salone del Libro ha stroncato sul nascere Tempo di Libri: centocinquantaseimila visitatori (come tutti gli abitanti Cagliari, bambini compresi) a sessantacinquemila (come Afragola …).
La vittoria era annunciata, ma non certa. Tipo Lazio-Inter del 5 maggio 2001, per intenderci (o Perugia -Juve del 14 maggio 2000, così i gobbi mi si tacciono all’unisono prima che usi le cartucce avanzatemi), e se volete sapere tutto, ma proprio tutto su chi, dove, quando e perché si è arrivati alla Prima Guerra del Libro leggete il blog di Gabriele Ferraris.
Per quello che può contare, arruolatomi volontario nell’esercito degli editori indipendenti, fra i ranghi degli Autori Riuniti, vestita la divisa del BookPostino ho combattuto in trincea per lunghe ore tra giovedì e lunedì.
I libri di Alessio, Andrea, Fabio, Luca, Vito (in rigoroso ordine alfabetico) sono andati alla grande. Successo di critica e di vendita (cinquanta per cento in più rispetto all’esordio dell’anno scorso).
Grazie ai tanti che sono venuti a trovarci allo standino (due metri quadri di stand in una sezione chiamata “incubatore” suona claustrofobico a prescindere), che hanno chiesto informazioni, lasciato manoscritti, comperato libri, passato parola.
Ma sappiatelo, tenete le orecchie ben tese e i sensi vigili. La festa non è finita e non andrete in pace, ve lo assicuro. Anzi posso dirvi, a nome mio e degli Autori Riuniti, e lo dico in francese, perché si capisca meglio: da oggi, noi, non si scherza un cazzo!
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