Oggi è il suo ultimo giorno di lavoro, alle 00,01 di venerdì 15 febbraio, Paolo Foietta non sarà più il Commissario del Governo per la Torino-Lione.
L’ho incontrato questa mattina nel suo ufficio di Torino Porta Nuova, lungo il binario 20, quello da cui partono i treni per la Val di Susa. Ero al seguito di una giornalista de La7 armato della mia solita, vecchia, Panasonic.
Ciò che ha detto in favore di telecamera, se vorrete, lo sentirete domani mattina qui. Quello che ha detto off the record, invece, lo tengo per me. Tutto, tranne una frase di puro buon senso, che ha pronunciato mentre sistemava un po’ di documenti negli scatoloni pronti al trasloco”Non sono nè SìTav e nemmeno NoTav. Io sono Meglio Tav”.
Credo che sia la sintesi perfetta. Il dibattito in corso in questi giorni è più surreale di quello già di per sé onirico nel quale mezzo Piemonte è immerso da un decennio abbondante. Dietro la decisione di fare o non fare la Torino-Lione, sia chiaro a tutti, non c’è una alcuna scelta economica, ma solo esclusivamente politica. E una politica che abbia un po’ di sale in zucca, sa che spostare persone e merci dal punto A al punto B in modo veloce e moderno è “meglio”. Tutto qui.
L’analisi costi benefici Made in Ponti è farlocca, questo lo si sa da prima che iniziasse a lavorarci su. Può essere condivisa da tutto il Movimento NoTav in blocco, com’è ovvio e normale che sia, può eccitare Travaglio Marco e i suoi lettori, mandare in visibilio il Ministro Toninelli Danilo, ma non sposta di una virgola la realtà. È come se al VAR invece dell’arbitro, andasse il giocatore che ha subito fallo in area. Ci sono buonissime possibilità che si assegni il rigore. O no?
Ciò che mi ha colpito, di Foietta, è la calma serafica con la quale percorre l’ultimo chilometro della sua personalissima Via Crucis (avere a che fare quotidianamente con i NO Tav è una tortura crudele). Dovrebbe essere incazzato come un puma (e credo lo sia), dovrebbe lanciare strali e proclami, fare almeno una diretta Facebook all’ora, twittare compulsivamente, fare storie su Instagram come se non ci fosse un domani , invece no. Fuma il toscano, risponde al telefono e scrive al computer. Calmo.
Poi questa sera alle 24, un minuto prima della scadenza del mandato e della chiusura dell’ufficio, invierà a Palazzo Chigi una pec con il documento che smonta pezzo per pezzo l’analisi del collega barricadiero, chiudendolo con un semplice “Cordiali saluti”.
Invece di mandarli tutti a zappare la terra a mani nude nella steppa siberiana in inverno, lui manda un importante documento di lavoro, l’ultimo, salutando educatamente.
La morale è semplice: più Foietta, meno Toninelli.
Grazie Sante, grazie Paolo Foietta
a te per aver letto 🙂
Questa è la società civile che anelo!!!
Hai perfettamente ragione 🙂