UNA RISATA CI SEPPELLIRÀ

I sei minuti di video selfie che la Presidente del Consiglio ha dedicato qualche giorno fa al tema dell’immigrazione sono già stati smontati pezzo dopo pezzo qui da un ottimo articolo de ilPost.it.

Però qualche considerazione in calce mi sento di poterla fare.

Sono passati trentadue anni dall’arrivo della Vlora in Italia, al porto di Bari. Era l’8 agosto. Gli Over 50 lo ricorderanno bene. La Stampa e la Scuola Holden hanno prodotto un podcast davvero molto ben riuscito che potete ascoltare qui. In quella mattina d’estate l’Italia scoprì il fenomeno migratorio in tutta la sua complessità. Fu il caos totale, si arrivò allo scontro istituzione tra Enrico Delfino, allora Sindaco del capoluogo pugliese, e Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica.

Cossiga diede del “cretino” al Sindaco che si stava prodigando per trovare il modo per accogliere con umanità quella montagna di bambini, uomini e donne albanesi che si erano riversati sul molo del porto della sua città.

Era la prima “emergenza migranti” del nostro Paese e da allora in poi non siamo quasi mai andati oltre lo stato emergenziale.

Se il 2023 assomiglia ancora al 1991, non è certo perchè il politico di turno non capisca la profondità e la complessità del problema, anzi. Il politico di turno, sia esso di destra o di sinistra, sa perfettamente che la sua carriera politica dipenderà in gran parte da cosa dirà sul tema: più sarà inflessibile meglio sarà.

Si può essere inflessibili anche se sei un politico di sinistra, sia chiaro. Basta dire le stesse cose di uno di destra, ma con un’espressione profondamente costernata.

Se poi per trent’anni alimenti le paure reali o percepite del tuo elettorato (soprattutto di destra) percorrendo strade che portano a blocchi navali, respingimenti, campi di detenzione, accordi con dittatori improbabili, guerra alle ONG e finanziamenti che arrivano puntualmente alle persone sbagliate, come torni indietro? Non lo fai, non lo puoi più fare perchè è troppo tardi.

Inoltre nel 2009 è stato introdotto il reato di immigrazione clandestina. Una norma che trasforma milioni di persone che desiderano solo trovare condizioni di vita migliori per sé e la propria famiglia in criminali. Geniale. Pensateci: dal 2009 noi consideriamo un immigrato clandestino come un rapinatore, uno stupratore o un mafioso. Ovviamente deve finire in galera o, se possibile, rispedito al mittente.

Persino se sei un “richiedente asilo” che scappa da una guerra o da una persecuzione, l’ottenimento dello status di rifugiato” sarà una via crucis dall’esito molto, ma molto incerto. Non è improbabile che lo si rimpatri. Con tante scuse, ovviamente.

Il video selfie della Meloni è ridicolo nei toni e imbarazzante nei contenuti, ma testimonia per l’ennesima volta che di fronte a questo fenomeno globale e interconnesso tra demografia, economia e cambiamento climatico, saremo inerti. Continueremo a scrivere accordi sulla sabbia con interlocutori inaffidabili o a litigare con Bruxelles e Strasburgo. La palla in tribuna per difendere lo zero a zero, come all’oratorio.

Non sono un esperto di migrazioni, ma qualcosa nei 25 nei quali ho raccontato, da documentarista, il sud del mondo, alcune cose credo di averle intuite. L’immigrazione, per esempio, può diventare una straordinaria risorsa. L’ho visto molte volte.

Se, come nel nostro caso, sei un Paese che ha quasi azzerato la natalità, ha un’età media altissima, non riesce più a incrociare offerta e domanda di lavoro e si ritrova con il welfare a rischio collasso, nuovi cittadini determinati a costruirsi un futuro degno di tal nome servono come l’ossigeno.

Invece no: “Prima gli italiani“. Ammesso che tra un paio di decenni esistano ancora.

Assurdo vero? Eppure la soluzione del “problema” migratorio esiste ed è di una semplicità disarmante: accoglienza senza restrizione alcuna. Basta un passaporto che certifichi chi sei e da dove arrivi. Non c’è bisogno di altro. Ognuno vada dove desidera andare, raggiunga i suoi familiari, si fermi dove crede sia bene per sé, giochi la sua partita. In Italia o in un altro dei 27 Paesi dell’ Unione Europea. Libera circolazione.

Utopia? Lo si diceva anche del Trattato di Maastricht.

Fate attenzione al minuto 3 e 43 secondi del video selfie della Meloni. Con fare solenne la Presidente del Consiglio proclama: “Annuncio dunque che ...”. Seguono parole in libertà, senza capo, nè coda.

Ascoltatelo integralmente e sono certo che concorderete con me che se va tutto bene, ma bene per davvero, entro breve una risata ci seppellirà.

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