Ho avuto in passato una lunga quanto intensa frequentazione di conventi femminili, sia in Italia che all’estero. Niente sorrisini, era solo lavoro.
La lezione che ne ho tratto è stata soprattutto una: senza le donne che scelgono la vita religiosa la Chiesa Cattolica non esisterebbe più da secoli. Gli uomini della gerarchia ecclesiale hanno, per lo più, fatto danni inenarrabili. Per un Papa Bergoglio, sconti venti Papa Borgia. Quella è la proporzione.
Dicevo delle suore. Una decina di anni fa fui catturato dalle vicende canore di una giovane religiosa, suor Cristina Scuccia, che sbaragliò una delle prime edizioni di un talent show chiamato The Voice e si fece seguire con attenzione e simpatia crescente da una bella fetta di Paese.
Ne persi poi le tracce. La tv ha il metabolismo veloce.
L’altro ieri, non so quale social, me la presenta in bacheca senza più l’abito religioso, ma in costume da bagno. Era in Honduras, come partecipante dell’ennesima edizione dell’Isola dei Famosi, reality show di cui conosco i fondamentali grazie soprattutto a Blob (una delle poche ragioni per le quali il canone Rai ha un senso). Frammenti di tv che però mi sono sufficienti per avere un’ opinione pessima del suddetto programma.
Visto che a me le suore sono per lo più simpatiche (anche se da ragazzo ero convinto che portassero sfiga), mi sono guardato un po’ di video su YouTube e cercato articoli, della e sulla nuova Cristina Scuccia, ora alle prese con un gioco scemo, all’interno di una tv scema, il cui grado valoriare su una scala che va da 0 a 10, è -20.
Dopo aver visto e letto, devo dire che a me Cristina Scuccia è piaciuta. Ignoro le ragioni che l’abbiamo condotta in una delle zone di palinsesto più trash della tv nostrana, ma al confronto delle e dei minus habens che la circondavano, lei era una spanna abbondante sopra tutti.
In quella specie di arena per donne e uomini che non vogliono arrendersi alle rughe e accettano di essere messi alla berlina a reti unificate, Cristina Scuccia sembrava una concorrente di Giochi Senza Frontiere 2.0.
A parte il costume da bagno, che non era certo il classico perizoma brasiliano che copre in tutto 6 cmq di superficie tattile, anche il suo linguaggio, le sue movenze, il tono, la postura davanti alle domande di una imbarazzante Ilary Blasy, erano controintuitive rispetto al contesto.
La mini lezione che ne traggo è che, con sorpresa, scopro che c’è la possibilità di approdare a un rango di notorietà televisiva accettabile, di assecondare i rischi di un reality show da macelleria, senza perdere la dignità e la possibilità di essere ricordati almeno come brave persone.
Ben fatto sorella.
Be the first to comment on "BEN FATTO SORELLA"