LETTA PER BENE

Ho ascoltato la relazione di Enrico Letta di domenica scorsa. Una gran bella relazione, che ha esordito con una doppia citazione di Papa Francesco.

Il PD messo alle strette degli eventi e da una linea politica senza capo nè coda, ha scoperto (o ri-scoperto) che la “brava persona” alla quale affidare il proprio destino l’aveva in casa. O quasi.

Anzi la mano chi, tra gli elettori del PD, preferirebbe ancora vedere Conte Giuseppe leader del centro-sinistra, dopo avere ascoltato la relazione dell’ex delfino di Beniamino Andreatta.

La linea scelta da Nicola Zingaretti dopo la caduta del Governo Conte Bis (“O Conte o morte“) si è rivelata per quello che era: una stupidaggine. La stessa decisione di realizzare un’alleanza strutturale con il M5s è stata molto, ma molto, ridimensionata dalla relazione del neo segretario.

Il PD di Letta sa di Ulivo, di partito aperto e inclusivo sul serio, che non rincorre stabilmente l’agenda politica altrui. Piuttosto, la detta.

Per me, l’età prodiana, quella dell’Ulivo, è stata l’esperienza politica più affascinante alla quale abbia partecipato. Era riformismo allo stato puro che partiva dagli iscritti, dai simpatizzanti, dalla società civile. Un sogno infrantosi troppo presto sull’iceberg delle 35 ore bertinottiane (non vi ricordate vero? Meglio.)

Sono passati 7 anni dallo scontro con Renzi. Letta era Primo Ministro e Matteo Renzi segretario del PD. Il secondo disarcionò senza complimenti il primo. Ci furono pesanti strascichi personali e l’addio di Letta, con la scelta di andare in Francia a insegnare. Un taglio netto, forte, carico di significati.

Il nipote di Gianni Letta è, per fortuna, molto più sveglio dei 3/4 del gruppo dirigente del partito. L’ascia di guerra è sepolta, la sua azione non sarà ossessionata dall’epurazione di tutti coloro che hanno bevuto un caffè con Renzi, o sono passati da Rignano per comperare il pane.

Sono speranzoso, molto. Se il lavoro per costruire un nuovo Ulivo è davvero all’orizzonte, mi aspetto di vedere presto convergere Azione, +Europa, Italia Viva, Art.1, Sinistra Italiana a un tavolo alternativo nella forma e nella sostanza al Centro Destra. Il M5s? Per me è un rospo dirigibile ad una sola condizione: che sparisca il dilettantismo della politica elevato a metodo. Mi sembra abbia fatto danni a sufficienza.

La relazione di domenica è stata densa. C’è stato spazio per don Mazzolari e Hanna Arendt, i big data e il climate change. Letta ha addirittura parlato di “vocazione maggioritaria”, di Mattarellum come legge elettorale da cui ripartire, di fine dei listini bloccati, di voto ai sedicenni, di voto al Senato anche per gli under 25. I giovani, cioè il futuro, al centro del dibattito politico. Alleluja.

Basta anche con la nenia insopportabile dell’andare al Governo per forza, allenatori con chicchessia, altrimenti “arrivano le destre”. Non è politica, è solo voglia di potere. Era ora.

Chiudo su un aspetto per me dirimente per definire una società “civile”: il riconoscimento dei diritti della persona. Enrico Letta è tornato a parlare dello Ius Soli, e chiederlo come obiettivo del programma di questo Governo. È ciò di cui ho bisogno per pensare che la politica può ancora occuparsi della vita quotidiana delle persone. Nello specifico di 800 mila tra bambine, bambini, ragazze e ragazzi minorenni.

Enrico Letta, persona per bene e politico di razza, ha saputo per un attimo farmi sognare a occhi aperti. Non svegliatemi troppo presto.

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