Sentirti russare come un tempo, mi regala sempre un sorriso. Nonostante tutto.
Mercoledì è il giorno dei ricordi, caro papà. Sarà l’ora tarda, sarà che questa casa è il nostro ricordo familiare per eccellenza, sarà che tu sei a letto perso tra Morfeo e un mondo del quale solo tu hai le chiavi d’accesso, ma io adesso ho stampato nella memoria un pomeriggio di un giorno di sole di alcuni decenni fa.
Potevo avere quattordici anni, o giù di lì. Evidentemente palesavo attività ormonali in eccesso che in qualche modo ti preoccupavano. Stavamo attraversando largo Tirreno, nell’angolo in cui corso Racconigi termina e incrocia sia una traversa di corso Rosselli che l’ultimo palazzo di corso Adriatico. Andavamo da Conti, che allora, da noi, era considerato un supermercato.
Lì, tra i palazzi e il traffico del pomeriggio, si è consumata la tua prima e ultima lezione di Educazione Sessuale.
A metà dell’attraversamento, senza guardarmi, mi hai chiesto “Sai come nascono i bambini?“. Dopo essermi ripreso dallo smarrimento nel quale ero piombato, ho abbozzato un “Sì“. Secondo me ho iniziato a balbettare in quel preciso momento e ancora devo smettere del tutto.
Tu hai aggiunto. “E come si fanno?“. Ho dovuto resistere all’impulso di gettarmi sotto il 58 che stava passando in quel momento, e non so come, ho risposto qualcosa che non ricordo assolutamente, ma che, evidentemente, la commissione esaminatrice ha ritenuto sufficiente.
Tu non hai aggiunto altro. Io ho ripreso a respirare.
Fine della lezione.
Rocco, c’è da chiedersi come sia stato possibile che sia riuscito a contribuire positivamente a fare di te, per ben due volte, un nonno.
La prossima volta tocca che parliamo un po’ di San Barsanofrio. Preparati.
Vorrei saper esprimere, con tue parole, quanto sia bello leggerti.
Ma leggo, e con un sorriso raccolgo emozioni.