Voterò Si’ . L’ avevo deciso già nel 1995, quando partecipavo ai Comitati Prodi.
Erano i tempi dell’ Ulivo post-tangentopoli. Era in auge la “società civile” e la politica del pentapartito e del consociativismo era appena stata affossata dalla magistratura milanese (lo so, “pentapartito” e “consociativismo” sono termini che provocano reflusso gastrico, ma visto che oggi ci sono i nostalgici del sistema elettorale proporzionale è bene gettare sale sulle ferite) .
Quindi: i cittadini che ancora ci credevano (ed eravamo in tanti), si incontravano e tentavano di scrivere pagine del programma elettorale dell’ Ulivo nascente.
Vocazione maggioritaria, riflessione profonda sull’utilità delle preferenze, voglia di stabilità politica, necessità di una struttura istituzionale più snella. Tradotto in sintesi: chi vince governa e ciao al Senato.
Questo volevo nel 1995 (non ero solo, c’erano tanti amici che oggi sono diventati tutti costituzionalisti del NO). Il 4 dicembre potrei finalmente vedere coronare quel cammino iniziato 21 anni fa. Potrei, se vincesse il SI’, ma non sarà. Tira un’aria pessima.
Siamo tutti un po’ Travaglio Massimo e un po’ Grillo Beppe. Con una punta di Brunetta Renato. Siamo bile da social, internet 2.0 ci ha resi politicamente orrendi. Crediamo addirittura di poter fare politica senza avere una classe dirigente.
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In un contesto simile, la politica implode. Quindi il referendum che attendevo da 21 anni, lo aspetterò per altri 21.
Ultima nota. Questo paese regge ancora grazie ai sindaci. Eletti con una legge stra-maggioritaria e con poteri quasi assoluti di governo. Non ho idea di come una legge elettorale così efficace possa essere passata. Forse erano tutti distratti o, più probabilmente, Facebook non c’era ancora.
Già: quella legge elettorale “liberticida” funziona. Alla grande. E nessuno invoca la perdita della libertà, la morte della Costituzione e altre amenità simili. Non se ne sono ancora accorti, quindi, per favore. non ditelo a nessuno.
Saranno due messi difficili, ma di referendum, proverò a non parlare più. Nemmeno su Facebook.
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